Emozioni e comunicazione
Sono emozionata!
Quante volte, magari prima di iniziare una performance, un esame, un compito importante, prima di iniziare a parlare in pubblico o semplicemente in vista di un incontro significativo ho fatto questo pensiero o l’ho espresso ad alta voce.
Come me sicuramente un po’ tutti.
Eh sì, perché emozionarsi è naturale, semplice, automatico come il respiro, è vitale, ossia segno che siamo esseri vivi, in movimento.
La parola stessa emozione evoca nella sua stessa etimologia un “motus”, un movimento da dentro a fuori.
La parola emozione è sempre rivelatrice di un rapporto tra l’interno e l’esterno, di un incontro che muove tutto il nostro corpo (muscoli, viscere, battito del cuore, ritmo del respiro, ecc…)
Tecnicamente l’emozione è prodotta nella parte più arcaica del cervello umano, l’amigdala ed è collegata a stimoli e memorie; in sé è neutra, è un immediata-corporea risposta ad uno stimolo.
Stare nelle emozioni significa “sentirsi” ed esprimerle è un modo per dire la verità.
Non è possibile comunicare senza le emozioni. Così come non è possibile essere vivi senza comunicare.
L’emozione è il nostro modo di essere presenti in maniera vitale.
Ma la mente interviene e giudica le emozioni: le connota attribuendole significati.
Sin da bambini, infatti, (in realtà in parte già esistono memorie cellulari psico-genetiche) a determinate esperienze e vissuti sono stati attribuiti dei valori, per cui dentro ciascuno si sono strutturate delle credenze, dei modelli tipo: “sono timido, sono chiuso, sono inadeguato, non sono abbastanza bravo, non lo fare ecc…” .
Tutto questo è collegato ad una paura fondamentale: entrare in contatto con gli altri nella personale verità, paura che si attiva perché si teme di non essere capiti, accettati, di essere rifiutati, in altre parole di non essere riconosciuti.
E mentre si chiede agli altri di essere visti e riconosciuti, si finisce per giocare tutta la vita a… nascondino.
E sì, quando si perde la diretta connessione tra mente, corpo, azione e si interpreta l’emozione sulla base di precisi modelli mentali, questi creano blocchi, limiti. Le emozioni diventano allora qualcosa da vincere, superare, controllare, gestire, spesso reprimere o nascondere.
Per comunicare è fondamentale rimanere in connessione con sé stessi e ciò implica essere presenti a ciò che si sente senza giudicarlo. Comunicare è dunque innanzitutto ascoltare: sé stessi e gli altri, venire fuori e non mascherarsi, in altre parole: comunicare è sapersi ancora e sempre emozionare!
Contributo a cura di Loredana Inghilleri, formatrice esperta in NEI (Integrazione Neuro Emozionale)