Allenamenti di PARLARE IN PUBBLICO IV Ed.

ALLENAMENTO n°4: gestire il contraddittorio

Una delle prime capacità sociali messe in scena a partire dai 3 anni di vita è la discussione, la disputa, il contraddittorio, il tenere il punto. Pensiamo al tipico dialogo tra bambini quando usano la ripetizione della stessa frase

Io sono il più forte, IO Sono il più forte!  Io comando qua; IO comando qua.

oppure l’inversione "Sei scemo; Scemo sei tu!", oppure il rialzo anche con aumento del volume della voce "io posso sollevare 10 chili! Io venti! Io 100, io 1000"

Crescendo, il contenuto del contendere non sono più gli oggetti, ma rimane la tensione alla contrapposizione. Quest’ultima, spesso, non viene sufficientemente riconosciuta anzi la si tende a coprire con i riti di cortesia… che però solo in una prima fase (talvolta neanche) offrono utili argini di modellamento alla forza/necessità/bisogno di affermare il personale punto di vista proprio attraverso lo scambio dialettico con quello altrui.

allenamento - gestire contradditorio

Se il dibattere è connaturato alla persona, fa riflettere il fatto che anche la terminologia (contra-dittorio) dia un’accezione negativa a quest’azione, quasi a volerla negare o relegare in ambiti specifici (per es. quello giuridico).

Comunemente al termine comunicazione si associa un significato positivo ed all’opposto si considera il contraddittorio, il conflitto verbale, come se fosse mai possibile esprimere tali aspetti al di là della comunicazione stessa!

Insomma per utilizzare bene la propria capacità di comunicazione bisogna aver allenato bene, sin da piccoli, la capacità di “so-stare nel conflitto” sapendo che questa è una della componenti essenziali da inquadrare, accettare e gestire.

Durante un contradditorio, infatti, al di là di quello che appare nella disputa, è fondamentale saper riconoscere dove si trova il conflitto! Quali aspetti sono effettivamente divergenti? Domanda che rappresenta una vera bussola per addentrarsi nei meandri della discussione. 

L’altro con cui discuto non è il nemico da abbattere (con queste premesse la possibilità di gestione del conflitto è già annullata!) ma l’interlocutore che ha un suo punto di vista, diverso (necessariamente) dal mio. In una discussione “vince” chi ha propri contenuti, chi riconosce quelli altrui, chi ascolta e quindi coglie elementi per rafforzare la propria tesi (e non per attaccare l’interlocutore) chi onestamente conosce le proprie intenzioni e sa notare i gesti di conferma e disconferma che riceve così da comprendere quale sia il terreno su cui è possibile confrontarsi.

L’accordo a buon mercato, quello ricercato da subito senza darsi il tempo di esplorare le reciproche tesi, risulta poco funzionale perché solo apparentemente fa risparmiare tempo ed energie. In realtà rimanda la questione con il rischio che esploda improvvisamente, forse in maniera davvero distruttiva ( violenza verbale, prevaricazione, gioco di potere etc)

Occorre un repertorio articolato di competenze per saper affrontare positivamente il contraddittorio: roba da campioni! 

In particolare affronteremo la Sfida del Contraddittorio e ci eserciteremo con ascolto, osservazione, attenzione, affermazione, dialettica, velocità di pensiero, memoria, capacità di sintetizzare il proprio pensiero in maniera assertiva, controllo della vis polemica!

Allenamenti di PARLARE IN PUBBLICO IV Ed.

ALLENAMENTO n°3: il racconto e la metafora 

Qualsiasi cosa si faccia nella vita è fondamentale essere capaci di raccontare bene una buona storia! 

Ma non basta dare i numeri? Perché bisogna anche (e soprattutto!) saperli raccontare?

allenamento - raccontare storiePerché le storie hanno il potere di muovere le emozioni ed è su questo piano che si crea un contatto tra chi parla e chi ascolta. Quando le emozioni sono chiamate in causa, l’interlocutore è più propenso a connettersi al messaggio che gli si rivolge.

Un’emozione vale l’altra?

Per risultare bravi narratori bisogna trattare quelle adatte al contesto e per riuscirci è necessario sintonizzarsi con le persone alle quali si parla (uno, dieci, cento che siano).  Infatti, più il terreno del racconto è comune più si attivano le emozioni;
più efficace risulta l’ascolto, più aumentano le possibilità che il messaggio venga recepito; più la nostra comunicazione risulta efficace, più otteniamo il cambiamento sperato.

E se si giunge a questo punto, si può affermare che il racconto è davvero a lieto fine: con la parola giusta si è raggiunto il risultato sperato (far conoscere un’attività, promuovere un servizio, aumentare le vendite, etc)

Per far funzionare bene questo meccanismo, occorre ancora un’altra cosa: la forza della verità.

Riesce a raccontare bene, chi mette anima e corpo in quello che dice, e anche se tratta un argomento tecnico riesce sempre a far parlare la propria storia (usando ironia, sapienza, saggezza, precisione, metafora, ricorrendo ad aneddoti, fatti veri, insomma creando una favola, un mix “magico” e potente). Chi ascolta si riconosce in quella narrazione che scopre utile: sta ricevendo indicazioni e risposte alle sue domande! E’ il momento in cui si esclama tra se e se:

Uahoo  Adesso è chiaro, ho capito! questa storia è davvero forte, mi interessa, la faccio mia, voglio provarci anch’io!

In particolare ci occuperemo dell’Arte del Raccontare e ci eserciteremo sui  Fondamentali della Narrazione (coinvolgere chi ascolta, far montare la tensione, concentrarsi sull’essenziale, concatenare gli eventi, creare il gran finale),  su come usare bene voce e corpo, e come migliorare il personale modo di narrare e narrarsi nel lavoro, in famiglia, nel sociale.

Allenamenti di PARLARE IN PUBBLICO IV Ed.

ALLENAMENTO n°2: parlare a braccio 

Da sempre i grandi oratori parlano a braccio, senza una traccia scritta, seguendo il filo dei propri pensieri.

Nell’uso comune Fare un discorso a braccio ha un accezione un po’ negativa, come se equivalesse a improvvisare.

Non mi aspettavo che dovessi parlare, se l’avessi saputo mi sarei preparato! Ho detto le prime cose che mi sono venute in mente! Volevo dire tutt’altro! Chissà se hanno inteso il mio pensiero! Ad un certo punto sono dovuta intervenire per forza!  

 

allenamento - parlo a braccioQuesto vociare interno che si scatena dopo un discorso a braccio è molto ricco e variegato, al pari delle emozioni che viviamo quando prendiamo la parola, non sapendolo prima.

Eppure se ci riflettiamo la maggioranza dei nostri interventi sono di questa natura. Durante una riunione, in un dibattito, a conclusione di una relazione, quasi sempre parliamo a braccio: sia in contesti formali quando ad es. poniamo una domanda ad un relatore al termine di una conferenza, o rappresentiamo un’istanza durante un’assemblea (es. riunioni di condominio, riunioni genitori a scuola, etc) sia quando ci troviamo tra amici e conoscenti (es. quando esprimiamo la nostra opinione in una discussione spesso riuniti a tavola).

Se non siamo dei brillanti oratori, per cui ci viene facile parlare, come affrontare il discorso a braccio?

PreparandoCi. Ma se è improvvisato? E’ una contraddizione? No.

Essere preparati qui significa essere presenti, attenti, in ascolto del contesto nel quale ci si trova. Infatti avere i sensi ben aperti ci aiuta a comprendere. Più ci facciamo impregnare dalle parole/significati altrui più il nostro pensiero si attiva, più riesce a prendere forma nelle parole.

Quando siamo ben connessi, riusciamo a dire e capita di meravigliarci di noi stessi: "Non so come mi sono uscite quelle parole!"

In conclusione, anche a comprendere si apprende ….

In particolare ci alleneremo sul parlare a braccio: come sviluppare l’attenzione, accordare la voce, saper usare le parole giuste, essere coincisi e concreti!  E Ciascuno sarà più soddisfatto!

Allenamenti di PARLARE IN PUBBLICO IV Ed.

ALLENAMENTO n°1: relazionare, illustrare dati 

Poco tempo, un Mondo di cose da dire! Il cuore batte a mille, le idee si rincorrono.

Mi occorre una strategia! Come costruirla?

allenamento -Relazionare dati

Ci esercitiamo per riuscire, in 5 minuti, ad esporre i Dati con il supporto di Fonti, essere convincenti e captare l’interesse del pubblico o del singolo interlocutore.

Ciascun partecipante sceglie l’argomento di interesse professionale. Mette in scena la sua performance e su questa si lavora.

Con la guida di un esperto si osserva e valuta la performance. Si discutono i possibili miglioramenti. Si riprova. Si costruisce passo dopo passo la strategia, apprendendola dalla propria esperienza.

Questo tipo di coinvolgimento personale consente un effettivo cambiamento: prima di imparare una tecnica, scopro quale sia quella giusta per me! E così, con una accresciuta fiducia nelle mie capacità, inizio il discorso sulla parte di mondo che conosco!

In particolare tratteremo le diverse modalità di esposizioni di dati: l'elenco, il confronto, l'esempio, la citazione, la descrizione, o il riassunto.

Racconti su PARLARE IN PUBBLICO III Ed. (I tappa)

Le 5 tappe:  scoperte, esperienze, storie

Parlare In Pubblico - 1 Tappa

Una buona notizia: la paura di parlare in pubblico riguarda tutti anche se diversa è l’intensità. Chi crede di liberarsene una volta per tutte si illude! Chi sceglie di conoscerla è sulla buona strada!

Come si fa? Innanzitutto dandosi il permesso di sentirla, osservarne forma e forza, in quali circostanze e situazioni si attiva maggiormente, quali le reazioni che ne derivano. Questo è il primo passo per individuare le strategie vincenti per gestirla.
Così si inizia a tracciare la mappa per muoversi nel territorio della propria paura.
Man mano che si procede si scopre di quale preparazione si ha bisogno per riuscire a parlare in pubblico con scioltezza … nonostante la paura!
Si, davvero un bel percorso avvincente ci aspetta!

ParlareinPubblico III Edizione - 1 tappa

N. racconta: "Il pubblico per me ? i nemici pronti ad assalirmi. Sin da piccolo è sempre stato così. Ricordo per es. quando dovevo conferire a scuola, spesso mi bloccavo. Oggi so dare un nome a ciò che provo dentro di me. Questa consapevolezza mi aiuta a portare avanti il mio discorso. Ho scoperto che posso allenarmi con la respirazione.
Se mi concentro sulla parte fisica (diaframma ed emissione della voce) lascio andare la paura e i nemici si dileguano! "

Racconti su PARLARE IN PUBBLICO III Ed. (II tappa)

Le 5 tappe:  scoperte, esperienze, storie

Parlare In Pubblico - 1 Tappa

So di non sapere, diceva Socrate … eppure una cosa è bene sapere: Io sono la mia voce. Che mi appartiene, mi connota, mi identifica. Attraverso di essa mi sento e gli altri mi sentono.

Se funziona così, allora è necessario saper usare bene il prezioso strumento voce, ed imparare ad accordarlo.
Una voce parlata se ben armonizzata, produce armonia e sicuramente non fa un suono sgradevole.
Attraverso le svariate caratteristiche di questo suono esprimiamo il nostro esser-ci, il potere di affermare, di avvicinare e di allontanare, di dire, fare, cambiare.

ParlareinPubblico III Edizione - 2 tappa

T. racconta:  "Sono una cantante lirica e di voce me ne intendo. Ho scoperto in questo corso che prendersi cura della propria voce è un compito di tutti. Apprendere a modulare volume, tono, intensità, timbro della propria voce ti rende capace di produrre, nella vita di tutti i giorni, i suoni giusti, dato il contesto e di ridurre le stonature (per es. quando si parla troppo veloce o troppo piano!) che tante disarmonie generano!"

Racconti su PARLARE IN PUBBLICO III Ed. (III tappa)

Le 5 tappe:  scoperte, esperienze, storie

Parlare In Pubblico - 1 Tappa

Ci sono dei numeri interessanti: fatto 100, l’intenzione che abbiamo di dire, 10 è ciò che ricorda il nostro interlocutore!
Con queste cifre ci scoraggiamo?
Tutt'altro, ci aiutano a capire che quando parliamo è necessario metterci anima e corpo. E non è un modo di dire.
Ciò che diciamo, per arrivare a destinazione, deve essere supportato da sguardo, postura, gesti, prossemica, presenza … un giusto connubio tra contenuto e forma, tra ciò che diciamo e come lo diciamo …
Anche perché chi ci ascolta percepisce la veridicità del nostro dire attraverso il modo con il quale esprimiamo ciò che affermiamo.

ParlareinPubblico III Edizione - 3 tappa

M. racconta: "Quando ho sentito questi numeri mi sono abbattuta. A me piace esprimermi più con i gesti che con le parole. E quindi ho pensato che se già io parlo poco, del mio discorso agli altri resterà pochissimo! …  Sperimentando le possibilità del mio non verbale ho cambiato idea. Ho compreso che la gestualità, lo sguardo, anche il mio rossore in viso ( che fatica accettarlo!) fanno la differenza: le mie parole, anche se poche, arrivano subito all’interlocutore perché rafforzate dal linguaggio del corpo che parla con me! "

Racconti su PARLARE IN PUBBLICO III Ed. (IV tappa)

Le 5 tappe:  scoperte, esperienze, storie

Parlare In Pubblico - 1 Tappa

Il corpo è ricettore e trasmettitore di emozioni.
Che cos’è un discorso se non un attivatore di emozioni? Per sollecitare quelle altrui dobbiamo essere esperti delle nostre e prima ancora conoscerle, saperle nominare e sapere in quale parti del corpo si fanno sentire. Massaggiare i punti delle nostre emozioni ci aiuta ad essere connessi con il nostro mondo interiore così da saperlo esprimere meglio all’esterno. Riconoscere un’emozione significa sentire la consistenza dell’energia che si muove dentro di noi e provare a manifestarla con il segno positivo. ( trasformare la rabbia in forza , la paura in coraggio, la tristezza in gioia, lo stress in tranquillità, la scarsa autostima in fiducia in se stessi…) Una pratica semplice, empirica quella del massaggio che ci da uno strumento utile a fronteggiare le insidie delle emozioni inespresse che covano dentro, generando conflitti interni, causa, spesso, di blocchi espressivi.
Quante volte i dialoghi interni ostacolano il fluire della parola (volevo dire ma ero troppo arrabbiato, mi sono sentito talmente umiliato, offeso che la parola non mi è uscita …) se, viceversa, accetto l’emozione essa non prende il sopravvento e posso conviverci senza subirne i blocchi.
ParlareinPubblico III Edizione - 4 tappa

M. racconta: "Sapete? Ho scoperto dove abitano le nostre emozioni. Non sapevo che ci sono centri energetici nel nostro corpo e sono i luoghi in cui risiedono le emozioni, capaci di farsi sentire sugli organi e ghiandole se a loro non diamo il giusto ascolto. Se l’avessi saputo non sarei stata così spavalda quella volta in cui ho scelto di parlare delle Favole, argomento che mi tocca emotivamente. Credevo che parlarne mi avrebbe “fatto bene”. Ho cominciato il mio discorso. Ad un certo punto ho iniziato a piangere e non riuscivo a fermarmi. Ma chi me l’ha fatto fare? Ho subito pensato. In realtà l’incidente si è rilevato un grande apprendimento: oggi so che l’emozione va trattata, riconosciuta, accolta ed accettata. Per me un ottimo esercizio da fare prima di parlare, quando so che mi tocca!"

Racconti su PARLARE IN PUBBLICO III Ed. (V tappa)

Le 5 tappe:  scoperte, esperienze, storie

Parlare In Pubblico - 1 Tappa

Un discorsetto corretto dovrebbe avere un inizio, un corpo ed una conclusione.
Facile a dirsi meno a farsi!
Infatti abbiamo sperimentato che il tempo passa velocemente, e che bisogna provare quando si sa di dover parlare. Non per ripetere a memoria ma per essere impregnati di ciò di cui si vuole dire.
Sarà allora che, arricchita dal pathos della giusta emozione, la parola troverà la strada per uscire, diventare voce.
Se uniremo la giusta intenzione e guarderemo il nostro pubblico (a cui ci interessa trasferire un messaggio che generi un cambiamento) sapremo conquistare l’attenzione che ci giochiamo nei primissimi minuti di conversazione.

ParlareinPubblico III Edizione - 5 tappa

 I corsisti della III edizione: "Nel quinto incontro abbiamo iniziato a… parlare in pubblico, abbiamo scomodato Cicerone e Kant, il pomodoro, le stelle, la danza, l’arte del racconto, internet… Provando e rivedendoci, ridendo e scherzando e soprattutto osservando ed ascoltando le nostre voci ed i cambiamenti avventui, abbiamo trovato le indicazioni. La mappa è pronta. Ciascuno di noi possiede i segnali di orientamento. Lo slogan Parlare in pubblico è diventato conoscenza ed esperienza: Con la mia voce Io parlo in pubblico"

Orientamento professionale

Hai bisogno di chiarire il tuo progetto lavorativo? Stai vivendo un periodo di cambiamento nel lavoro e non sai come affrontarlo? Ti piacerebbe innovare e migliorare le tue performance?

Nelle domande ci sono già le risposte!

Trova quelle giuste per te attraverso la pratica dell’orientamento professionale:
basta poco per scoprire di essere più ricchi di quanto si crede!

La pratica dell’orientamento professionale è finalizzata a sostenere, attraverso il colloquio ed il dialogo, la persona che ne fa richiesta, nell’analisi delle motivazioni, bisogni ed aspettative rispetto alla dimensione lavorativa. In particolare è nelle fasi di cambiamento del percorso formativo e professionale  che la persona ha bisogno di “segnali di orientamento” per fare le scelte più opportune rispetto alla situazione che si vive.

Cosa serve per essere responsabile costruttore del proprio progetto professionale?
Saper valutare e per saper decidere!

E poi ?
Mettere in pratica!

Molte persone vedono la meta finale ma fanno molta fatica a portare avanti il percorso che permette loro di raggiungerla.  In genere si tratta di affrontare due tipi di difficoltà quelle di contesto e quelle personali.

Come riuscirci?
Uno specchio!

Il consulente di orientamento funziona come uno specchio. Attraverso il metodo maieutico, mediante il dialogo, la persona rafforza la consapevolezza delle proprie potenzialità  ed acquisisce una conoscenza di se stesso in base all’analisi di dati, fatti e circostanze. In tal modo si riducono le idealizzazioni che danno un quadro distorto della realtà da affrontare e migliora la capacità di scegliere e di raggiungere gli obiettivi.

Si avvia un processo virtuoso che alimenta la fiducia nella capacità di realizzare progetti, che una volta raggiunti generano nuova fiducia per nuovi progetti.

PROGRAMMA

FASE 1

Incontro preliminare di conoscenza in cui si valuta il bisogno orientativo

FASE 2

Incontri individuali ( min 5 max 8) con un Counselor* con cadenza mediamente settimanale di 1 ora ciascuno. L’incontro termina con la consegna di un compito, un Allenamento personale che viene elaborato nel corso del colloquio stesso.
Il cliente si impegna a svolgere quanto stabilito insieme con il counselor ed a valutarne rischi ed opportunità per una buona riuscita dell’esercizio

FASE 3

Incontro di Follow up a distanza di 6 mesi per valutare gli effetti ed i cambiamenti realizzati

Destinatari

Gli incontri sono rivolti a giovani ed adulti, persone che sono alla prima esperienza di lavoro, a quanti sono alla ricerca di un nuovo impiego, a coloro che intendono riqualificarsi professionisti, imprenditori, consulenti